Le concessioni balneari attuali valide fino al 2027, con gare indette entro giugno dello stesso anno.
Il Consiglio dei Ministri ha approvato il Decreto Infrazioni, un provvedimento atteso da mesi che introduce le tanto discusse norme sulle concessioni demaniali relative a coste marittime, laghi e fiumi, destinate ad attività turistico-ricreative e sportive. La riforma stabilisce che le concessioni attualmente in corso rimarranno valide fino a settembre 2027, mentre le gare per l’assegnazione delle nuove concessioni dovranno essere indette entro giugno 2027. Inoltre, i concessionari che subentreranno dopo le gare saranno tenuti a versare un indennizzo economico ai precedenti titolari.
In passato, l’esecutivo aveva prorogato la scadenza delle concessioni fino al 31 dicembre 2024, ma il Consiglio di Stato ha dichiarato tale proroga illegittima, richiedendo di avviare immediatamente le gare per garantire la concorrenza e la conformità con il diritto comunitario. Palazzo Chigi ha fatto sapere che, grazie alla collaborazione con Bruxelles, è stato raggiunto un punto di equilibrio tra l’esigenza di aprire il mercato delle concessioni e la necessità di tutelare le aspettative legittime degli attuali concessionari. La Commissione Europea, attraverso la portavoce per il Mercato interno Johanna Bernsel, ha accolto con favore la decisione italiana, sottolineando che la riforma è conforme al diritto comunitario e garantisce un sistema aperto, trasparente e non discriminatorio, che sarà attuato entro i prossimi tre anni.
Tuttavia, le opposizioni e le associazioni dei consumatori hanno duramente criticato il provvedimento, definendolo una “presa in giro” che, a loro parere, non apporterà reali cambiamenti. Hanno inoltre chiesto a Bruxelles di non ratificare il decreto del Governo.
La riforma stabilisce che le nuove concessioni avranno una durata variabile tra un minimo di 5 anni e un massimo di 20 anni, per consentire ai nuovi concessionari di ammortizzare gli investimenti effettuati. Il testo prevede anche l’obbligo di assumere i lavoratori che erano impiegati nella precedente concessione e che dipendevano da essa come principale fonte di reddito per sé e per la propria famiglia.