431mila giovani italiani hanno abbandonato gli studi dopo la terza media, con gravi conseguenze per il loro futuro lavorativo.
Nei giorni in cui inizia il nuovo anno scolastico, la Cgia di Mestre lancia l’allarme sul fenomeno della povertà educativa, evidenziando che ben 431mila giovani in Italia si sono fermati alla terza media, senza concludere nemmeno un corso di formazione professionale superiore ai 2 anni. Questi giovani, definiti NEET (Not in Education, Employment or Training), non stanno attualmente frequentando alcun percorso scolastico o formativo, un fenomeno particolarmente preoccupante soprattutto nel Mezzogiorno, ma presente anche in alcune aree del Nord Italia.
L’elaborazione, condotta dall’Ufficio studi della Cgia su dati Eurostat e Istat, mette in luce una problematica crescente: nonostante una leggera diminuzione negli ultimi anni della percentuale di giovani tra i 18 e i 24 anni che abbandonano gli studi, il numero di coloro che lasciano la scuola rimane elevato, soprattutto tra i giovani provenienti da famiglie in difficoltà economica o con disagio sociale. Questa situazione prefigura un futuro incerto per questi ragazzi, che, come sottolinea la Cgia, faranno molta fatica a trovare un’occupazione di qualità e adeguatamente retribuita.
Le sfide legate alle transizioni ecologiche e digitali, che richiedono competenze specifiche e altamente specializzate, potrebbero lasciare questi giovani ai margini del mercato del lavoro. Le imprese, già oggi in difficoltà nel reperire personale qualificato, rischiano di trovarsi ulteriormente svantaggiate, con un divario sempre più grande tra le competenze richieste e quelle effettivamente disponibili sul mercato. Figure professionali specializzate, formate in istituti tecnici, professionali o politecnici, saranno sempre più necessarie per affrontare i cambiamenti epocali in atto.
La Cgia sottolinea anche che, spesso, l’abbandono scolastico durante le scuole superiori può essere causato da una percezione di inadeguatezza dell’offerta formativa. In questo contesto, va riconosciuto il lavoro inclusivo svolto dagli istituti di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), che sono diventati un importante punto di riferimento per gli studenti provenienti da contesti difficili o con alle spalle precedenti fallimenti scolastici. Questi istituti, che spesso accolgono anche allievi di nazionalità straniera, svolgono un ruolo cruciale nell’inclusione e nel contrasto alla dispersione scolastica e meritano di essere sostenuti con maggiori risorse.