Pasta siciliana verso la DOP per valorizzare la filiera

La Sicilia candida la sua pasta alla DOP, puntando sulla qualità del grano locale per promuovere territorio ed economia.

La Sicilia ha avviato la candidatura della pasta prodotta con grano duro locale per il riconoscimento della Denominazione di Origine Protetta (DOP), un’importante iniziativa di valorizzazione del prodotto siciliano. L’idea è sostenuta da un comitato promotore guidato dal Consorzio di ricerca Gian Pietro Ballatore, a cui aderiscono 43 imprese, tra cui una ventina di pastifici, due dei quali a livello industriale. La notizia è stata presentata durante Macarìa, il Festival della pasta a Terrasini, Palermo, che si conclude il 3 novembre. L’obiettivo del progetto è evidenziare il valore della filiera produttiva locale, a partire dalla coltivazione del grano duro fino al prodotto finale.

Giuseppe Biundo, uno degli organizzatori del Festival, ha spiegato l’importanza di questa iniziativa per promuovere il territorio siciliano e la sua economia. Dall’agricoltura alla ristorazione, il settore della pasta può contribuire significativamente all’economia regionale, grazie alla storia e tradizione del grano siciliano. Giuseppe Russo, ricercatore del Consorzio Ballatore, ha sottolineato che la pasta ha radici storiche profonde in Sicilia, vantando uno dei grani più puri al mondo. Questa qualità è dovuta al clima secco e soleggiato dell’isola, che riduce la proliferazione di muffe, garantendo un grano sano e di alta qualità.

Il percorso verso il riconoscimento della DOP è ora in fase avanzata: l’assessorato regionale all’Agricoltura sta preparando il dossier per il Ministero dell’Agricoltura, che lo invierà all’Unione Europea per la valutazione finale. Il settore del grano duro ha vissuto cambiamenti significativi: negli ultimi cinque anni, in Sicilia, la coltivazione ha coperto una superficie di circa 267.000 ettari, con una produzione annua di 732.695 tonnellate, pari al 18,7% del totale nazionale. Sebbene le superfici coltivate siano diminuite del 23% negli ultimi venticinque anni, l’aumento delle rese ha limitato la riduzione della produzione a solo il 4%.

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