Conflavoro propone un taglio del 3-4% sul costo del lavoro per le PMI, essenziale per sostenere crescita e produttività in Italia.
Conflavoro chiede al governo un maggiore impegno per ridurre il costo del lavoro a vantaggio delle imprese, sottolineando come un taglio di circa il 3-4% potrebbe liberare risorse per 18 miliardi di euro, fondamentali per supportare crescita e produttività nel lungo termine. Durante l’audizione sul Ddl Bilancio, il presidente di Conflavoro, Roberto Capobianco, ha ribadito l’importanza di superare l’approccio prudente adottato dal governo, che finora ha posto al centro delle misure i lavoratori, tramite taglio del cuneo fiscale e fringe benefit. Tuttavia, secondo Capobianco, è necessario un coraggio maggiore per garantire il rilancio economico del Paese, soprattutto tramite investimenti mirati a supportare le piccole e medie imprese (PMI).
Capobianco ha ricordato che le PMI sono la vera spina dorsale dell’economia italiana: «Sono loro a generare Pil, creare occupazione e benessere», ha affermato, aggiungendo però che «non possiamo contare solo sulle loro forze». Conflavoro sostiene che, per rafforzare il tessuto imprenditoriale del Paese, serve una politica strutturale di risorse che permetta alle imprese di investire nella loro crescita, rendendo possibile una coesistenza tra il taglio dei costi per i lavoratori e quello per le imprese.
Secondo Conflavoro, ridurre il costo del lavoro per le aziende sarebbe una scelta strategica, che garantirebbe un ritorno economico anche per le finanze pubbliche, dato che le risorse reinvestite dalle imprese tornerebbero sotto forma di incremento della produttività e crescita dell’occupazione. Questa misura permetterebbe inoltre di combattere il fenomeno del lavoro povero, offrendo una via per incrementare le retribuzioni senza ricorrere a provvedimenti temporanei.