Concorrenza sleale, clima e infrastrutture idriche mettono a rischio il futuro del pomodoro Made in Italy, eccellenza mondiale.
La filiera italiana del pomodoro, un pilastro del Made in Italy e terza industria conserviera al mondo dopo Cina e Stati Uniti, si trova a fronteggiare tre grandi sfide: la concorrenza sleale dei Paesi extra UE, i danni del cambiamento climatico sull’agricoltura e le infrastrutture idriche inadeguate. Questo settore rappresenta un elemento chiave per l’economia italiana, con un fatturato annuo di 5,5 miliardi di euro, una produzione di 5,3 milioni di tonnellate e un impatto occupazionale significativo: 10mila posti di lavoro fissi e altri 25mila stagionali.
Durante l’assemblea pubblica di Anicav (Associazione nazionale industriali conserve alimentari vegetali) a Parma, nell’ambito dell’evento Il Filo Rosso del Pomodoro, i protagonisti del settore hanno lanciato un appello alle istituzioni italiane ed europee. Marco Serafini, presidente di Anicav, ha sottolineato l’urgenza di avere regole certe e una competizione leale, per consentire alle aziende italiane di continuare a investire e innovare. L’associazione rappresenta oltre 100 aziende e gestisce circa il 70% del pomodoro trasformato in Italia, con una posizione di leadership mondiale nella produzione del pomodoro pelato intero.
Tra le principali richieste, spicca l’introduzione di regole chiare sull’origine della materia prima per combattere le frodi, come dimostrato dalle recenti polemiche sul mercato britannico. Inoltre, si invocano investimenti nelle infrastrutture idriche, come la costruzione di nuove dighe e il miglioramento dei collegamenti esistenti, per garantire una gestione più efficiente dell’acqua.
Sul piano internazionale, Anicav riconosce l’importanza di mercati aperti ma chiede politiche protezionistiche mirate nei casi in cui non vengano rispettati gli standard ambientali e sociali. La crescita della produzione cinese (+31% nel 2024) evidenzia la pressione competitiva, mentre l’Italia ha registrato un calo del 2,5% nella produzione. Allo stesso tempo, l’export italiano è cresciuto del 9% nei primi sei mesi del 2024, compensando la flessione dei consumi interni. L’associazione invita Bruxelles ad estendere a livello UE la norma italiana che impone l’uso esclusivo di pomodoro fresco per la passata, con obbligo di etichettare zona di coltivazione e lavorazione.