Beko: 1.935 esuberi, siti attivi fino al 2025

Beko conferma 1.935 esuberi in Italia, investimenti dal 2025. Sindacati chiedono intervento del Governo e uso del golden power.

La multinazionale turca Beko Europe ha confermato i 1.935 esuberi previsti nei siti italiani, una cifra che rappresenta il 44% della forza lavoro nazionale dell’azienda. L’annuncio è arrivato durante un incontro al Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit), presieduto dal ministro Adolfo Urso. Nonostante questa drastica riduzione, l’azienda ha anche garantito 110 milioni di euro di investimenti nel periodo 2025-2028 e il mantenimento degli attuali livelli produttivi e occupazionali fino al 2025.

I sindacati, tra cui Fiom, Fim e Uilm, hanno respinto il piano definendolo inaccettabile e sollecitano il governo a intervenire utilizzando il golden power, uno strumento che potrebbe però avere un’efficacia limitata. Maurizio David Sberna, responsabile delle relazioni esterne di Beko Europe, ha dichiarato che il piano è il risultato di una mediazione e che non subirà modifiche, poiché mira a garantire la sostenibilità dell’azienda nel medio-lungo termine.

La crisi di Beko, come ha sottolineato il ministro Urso, ha radici profonde e risale alla cessione dell’azienda, un tempo di proprietà del gruppo Merloni, alla sua principale concorrente, Whirlpool. Negli anni, molte sedi italiane sono state chiuse, e nonostante alcune soluzioni come la riconversione degli impianti di Napoli, il settore resta in forte difficoltà. Urso ha chiesto a Beko un piano industriale più solido, con investimenti significativi e una strategia conforme al golden power per preservare occupazione e produzione in Italia.

Il contesto è reso più difficile dalla competizione internazionale. In particolare, i produttori cinesi hanno guadagnato quote di mercato, mentre la produzione europea di elettrodomestici è calata drasticamente. Secondo dati forniti da Beko, dal 2015 al 2023, i produttori europei hanno perso 9 milioni di unità prodotte e 14 punti di quota di mercato, a vantaggio dei competitor asiatici.

Il prossimo incontro per discutere la situazione è fissato per gennaio 2025. Nel frattempo, i siti italiani resteranno operativi fino al 2025, e si lavorerà su incentivi all’esodo, riqualificazioni, prepensionamenti e reindustrializzazione dei siti.

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