Nuove regole sul tax credit per il cinema: accesso semplificato, obbligo di reinvestimento e maggiore equità sui diritti.
Il ministero della Cultura ha deciso di intervenire in modo deciso sulla riforma del tax credit Cinema per il settore cinematografico e audiovisivo. Un nuovo decreto correttivo è in arrivo, frutto della collaborazione con il ministero dell’Economia, per apportare modifiche al decreto interministeriale del 10 luglio 2024, n. 225. L’obiettivo è rendere il sistema più inclusivo e rispondente alle esigenze del mercato, correggendo rigidità e limitazioni che rischiavano di penalizzare i produttori.
Questo intervento arriva in un momento delicato: dopo un anno e mezzo di discussioni, la riforma è finalmente operativa, ma il settore vive tensioni, come dimostra l’appello “SOS Cinema” lanciato da 15 associazioni di lavoratori e l’imminente decisione del Tar su ricorsi presentati contro la riforma.
Tra le principali novità emergono:
- Maggiore flessibilità nell’accesso al tax credit, con l’eliminazione del vincolo di accordo con una “primaria società di distribuzione cinematografica”. Questo permette di superare le barriere che penalizzavano i produttori indipendenti.
- Una semplificazione dei requisiti di circuitazione per opere con budget fino a 3,5 milioni di euro: saranno sufficienti 240 proiezioni per accedere ai benefici.
- L’eliminazione dell’obbligo di dimostrare che una quota fissa del finanziamento (ad esempio il 40% del costo) provenisse da fonti private, una semplificazione particolarmente importante per documentari e opere televisive.
Obbligo di reinvestimento: i produttori dovranno destinare parte del credito d’imposta a nuovi progetti audiovisivi o all’acquisto di beni produttivi, pena l’esclusione dai benefici per cinque anni.
Infine, si interviene sul nodo dei diritti contrattuali:
- I produttori indipendenti potranno conservare i diritti pay Tv e video on demand (Vod) anche in caso di accordi con broadcaster per il diritto free Tv.
- Sono previsti tempi più lunghi per il rilascio dei diritti free Tv (da 12 a 18 mesi) dopo la prima messa in onda.
Con queste modifiche, il governo mira a sostenere il settore audiovisivo e promuovere una maggiore equità contrattuale e operativa.