I sindacati rifiutano la proposta di Unipol sulla settimana corta: troppa distanza su smart working e riduzione oraria.
La trattativa tra il gruppo Unipol e i sindacati Uilca, Fisac, First, Fna e Snfia per definire un accordo sulla settimana corta ha preso il via, ma la distanza tra le posizioni non ha ancora consentito di avviare una reale agenda negoziale. L’iniziativa si colloca nel contesto del nuovo modello di organizzazione del lavoro proposto da Unipol, annunciato lo scorso 6 dicembre, che prevede la conclusione della sperimentazione dello smart working entro fine 2024 e l’introduzione di un approccio innovativo, caratterizzato dalla riduzione a quattro giorni lavorativi.
La questione del mandato sindacale è risultata centrale. I sindacati hanno ottenuto il mandato a trattare tramite un referendum, con un quorum del 53%, che però include richieste avanzate dai lavoratori come una riduzione oraria più significativa e l’inclusione dello smart working per tutti. Questo rende più complesso il negoziato, considerando la posizione dell’azienda e il mancato coinvolgimento delle segreterie nazionali, nonostante l’importanza di Unipol nel settore assicurativo.
La proposta aziendale include diversi benefici. Tra questi, un pacchetto annuo di 36 ore di permessi retribuiti, maggiore elasticità negli orari di ingresso, uscita e pausa pranzo, oltre alla possibilità di lavoro agile per i dipendenti del Contact Center anche durante il fine settimana. Per le neomamme, Unipol offre 60 giornate annue di lavoro agile fino ai 12 anni di vita dei figli e supporti economici per babysitter e asili nido. Per i dipendenti con gravi disabilità è previsto lo stesso pacchetto di 60 giornate annue di lavoro agile.
Tuttavia, per i sindacati, la proposta rimane divisiva poiché privilegia alcune categorie senza una riduzione oraria significativa. L’azienda propone 9 ore al giorno per 4 giorni (totale di 36 ore settimanali, un’ora in meno rispetto all’attuale contratto di 37 ore), mentre i sindacati chiedono flessibilità sul giorno libero e una riduzione oraria più marcata. La mancata convergenza su questi punti ha portato i sindacati a rifiutare la proposta, mantenendo per ora le attuali disposizioni del CCNL ANIA.