Il governo attende offerte più solide per l’ex Ilva entro il 31 gennaio, ma le proposte attuali restano insufficienti.
Il futuro dell’ex Ilva è sempre più incerto a pochi giorni dalla scadenza fissata dal governo Meloni per il 31 gennaio, data entro la quale si attendono offerte più solide per il rilancio dell’acciaieria. Due sono i principali problemi che dominano il dibattito: la finanza d’impresa e la prospettiva strategica. La pressione aumenta su tutti gli attori coinvolti, dai commissari al governo, fino ai potenziali acquirenti.
Il primo nodo è rappresentato dall’offerta di Bedrock Industries. Il fondo americano ha avanzato una proposta finanziaria in stile private equity, dove il capitale sarebbe sostenuto dai futuri guadagni dell’azienda. Tuttavia, questa formula risulta incompatibile con una società in amministrazione straordinaria. Inoltre, l’offerta include una componente cash pari a zero, una cifra che i commissari stanno cercando di rivedere al rialzo.
Il secondo nodo è l’insufficienza delle proposte economiche arrivate finora, che rimangono ben lontane dall’obiettivo minimo di 1,5 miliardi di euro. Le principali offerte sul tavolo provengono da due attori: il consorzio azero guidato da Baku Steel e Jindal Steel International. Entrambi riconoscono il valore del magazzino dell’ex Ilva, stimato la scorsa estate intorno a mezzo miliardo di euro, e si dichiarano disposti a pagarlo. Tuttavia, le cifre aggiuntive che propongono sono insufficienti. Jindal Steel offre un progetto di investimenti complessivi per 2 miliardi di euro, con un esborso iniziale aggiuntivo di circa 80 milioni. Baku Steel, invece, propone un’offerta che, sommando il valore del magazzino, arriva a sfiorare il miliardo di euro.
Questi importi, però, non bastano. Offerte al ribasso potrebbero tradursi in una “mini Ilva”, con conseguenti tagli occupazionali, ricorso alla cassa integrazione e rischio mobilità per molti dei suoi 10.800 dipendenti. Nonostante questa prospettiva, il governo ribadisce che un nuovo intervento pubblico non è, almeno per ora, contemplato.
Nel frattempo, per garantire la continuità operativa dell’azienda, il governo ha stanziato ulteriori 250 milioni di euro, portando il totale delle risorse destinate all’ex Ilva a quasi un miliardo di euro nell’ultimo anno. Resta da vedere se entro il 31 gennaio arriveranno offerte in grado di rispondere alle aspettative.