Caro energia: industria italiana in allarme

Settori chimico, acciaio, ceramica e cartario chiedono interventi rapidi contro il caro energia e la speculazione.

L’industria italiana affronta un 2025 con preoccupazioni crescenti legate al caro energia, alimentate dallo stop del gas russo attraverso l’Ucraina, conseguenza della rottura tra Gazprom e Naftogaz. La chimica, l’acciaio, le fonderie, le ceramiche e le cartiere sono settori particolarmente colpiti, con timori che ricordano il 2022, un anno nero per il comparto industriale.

Il settore chimico, fortemente dipendente da petrolio e gas naturale sia come materie prime che fonti energetiche, è tra i più sensibili. Francesco Buzzella, presidente di Federchimica, sottolinea come le tecnologie attuali non permettano una sostituzione integrale delle fonti fossili, lamentando che i prezzi dell’energia rimangono insostenibili. «Già 50 €/MWh sono un problema, salire a 60-80 €/MWh è insostenibile per l’intero settore manifatturiero». Buzzella critica l’approccio dell’UE di voler bandire le fonti fossili senza alternative praticabili, evidenziando la necessità di politiche energetiche più realistiche e coordinate.

Il settore dell’acciaio soffre per i costi energetici elevati, che portano a incrementi di prezzo e perdita di competitività. Giovanni Marinoni Martin di Confindustria Brescia avverte che ciò potrebbe causare cassa integrazione, licenziamenti e chiusure di aziende. Chiede un ripensamento del Green Deal europeo per evitare ripercussioni sociali e industriali.

Le ceramiche italiane sono in allarme: quotazioni del gas oltre i 50 €/MWh comportano extracosti insostenibili. Vittorio Borelli di Confindustria Ceramica critica la mancanza di azioni concrete sul “gas release” e chiede interventi per mitigare la speculazione energetica. La concorrenza estera da Paesi come Cina e Turchia, con costi molto più bassi, mette in pericolo l’intero comparto.

Anche il settore cartario e le fonderie vivono un momento critico. Assocarta chiede l’attivazione immediata del gas release, mentre Assofond evidenzia il rischio che i clienti si rivolgano a fornitori esteri, vista l’impatto degli aumenti su gas ed elettricità in Italia. Fabio Zanardi, presidente di Assofond, avverte che la perdita di competitività potrebbe causare un forte calo di commesse e produzione.

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