Confindustria: Riviste al ribasso le stime di crescita

Il rapporto di Confindustria segnala stagnazione dell’export e investimenti frenati, con crescita 2023 rivista a +0,8%.

Il rapporto autunnale del Centro Studi di Confindustria dipinge un quadro complesso per l’economia italiana, con una revisione al ribasso della crescita per il 2023, ora stimata a +0,8%, rispetto alle previsioni precedenti. Questo dato riflette una stagnazione dell’export e una frenata degli investimenti, elementi che contribuiscono alla debolezza attuale dell’economia. La crescita risulta trainata principalmente dai servizi, mentre il settore industriale, che mostra segnali di debolezza, continua a soffrire, soprattutto nel terzo trimestre del 2023.

Nel contesto internazionale, l’Italia si trova in una situazione di moderata espansione globale, con gli Stati Uniti in fase di “soft landing” e un discreto andamento dell’area euro. Tuttavia, l’Europa soffre di un forte ridimensionamento degli investimenti e dei consumi delle famiglie, a causa dell’aumento dei tassi di interesse, con ripercussioni sugli indici di fiducia delle imprese, ormai in zona recessiva da 19 mesi. La ripresa vera e propria, secondo il rapporto, potrebbe arrivare solo nella seconda metà del 2024, quando la politica monetaria tornerà neutrale.

Nonostante queste difficoltà, ci sono fattori positivi per il futuro: la ripresa del commercio internazionale nel 2024, l’allentamento della politica monetaria e l’implementazione del Pnrr (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza), che seppur parziale, dovrebbe dare un contributo importante all’economia italiana.

Dal lato degli investimenti, la crescita è quasi azzerata nel 2023, con un incremento di appena +0,5%, dopo la forte espansione degli anni precedenti. Anche il settore delle costruzioni soffre, in particolare per il calo degli investimenti nelle abitazioni, che potrebbe riportare i valori sui livelli del 2008. In compenso, la componente infrastrutturale sembra beneficiare degli investimenti del Pnrr.

Il rapporto evidenzia inoltre le sfide più strutturali per la competitività del paese, tra cui il declino demografico, la mancanza di alloggi, l’elevato costo dell’energia e la crisi dell’industria automobilistica, che mette a rischio il futuro economico dell’Italia a causa di un crollo della produzione ai livelli del 2013.

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