Crisi industriale 2024, segnali contrastanti

L’industria italiana fatica: calo annuo del 5,3%, ma l’export cresce dell’1,6%. Quale futuro per il manifatturiero?

L’industria italiana chiude il 2024 con segnali contrastanti. Da una parte si registra un lieve incremento mensile del fatturato a ottobre (+0,5%), mentre dall’altra pesa un calo significativo rispetto allo stesso mese del 2023 (-5,3%). Il bilancio dei primi dieci mesi dell’anno conferma un quadro critico: i ricavi manifatturieri sono scesi del 4,3% su base annua. Si tratta del 19° mese consecutivo in calo, sottolineando una crisi strutturale che affligge il settore.

Un segnale positivo arriva dall’export, cresciuto dell’1,6% su base annua, trainato principalmente da Germania e Francia. Tuttavia, la produzione industriale continua a deludere: crescita zero su base mensile a ottobre e -3,6% rispetto allo stesso mese dell’anno precedente. A gravare sui risultati, in particolare, è il settore dell’auto, con un crollo del fatturato del 21% nel mese di ottobre.

La fiducia resta bassa. Gli indici di dicembre mostrano un calo della fiducia dei consumatori, scesa da 96,6 a 96,3 punti. Anche il clima nelle imprese, pur leggermente in ripresa (da 93,2 a 95,3), evidenzia difficoltà persistenti nel settore manifatturiero, dove le attese sulla produzione restano negative e gli ordini continuano a diminuire.

Le prospettive economiche non sono incoraggianti. Prometeia ha ridotto le previsioni di crescita del PIL italiano per il 2024 e il 2025, fissandole entrambe a un modesto +0,5%. Questa stagnazione è attribuibile alla lentezza degli investimenti, colpiti da incertezze geopolitiche, alti tassi di interesse e ritardi nelle politiche di Transizione 5.0. Il mercato interno dei macchinari, per esempio, ha registrato un calo di oltre cinque miliardi di euro nel 2024.

Guardando ai settori, a ottobre si notano incrementi congiunturali per i beni di consumo (+2,3%), mentre energia (-2,9%) e beni strumentali (-11%) segnano forti flessioni. Nei servizi, si registra un moderato aumento del fatturato (+2,8% in valore), trainato dal commercio all’ingrosso. Il quadro complessivo, tuttavia, rimane fragile, con segnali di ripresa ancora troppo deboli per invertire la rotta.

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