Donne, smart working e carriera: le nuove tendenze

Studio evidenzia come lo smart working influisce sulla carriera delle donne, con differenze legate a figli e età.

Lo smart working sta diventando una modalità lavorativa sempre più apprezzata, ma le sue dinamiche cambiano notevolmente a seconda di vari fattori, come l’età e la presenza di figli. Uno studio condotto dalla multinazionale delle biotecnologie Amgen e dall’Università Bicocca di Milano ha analizzato l’utilizzo dello smart working tra le donne in base alla fascia d’età e alla condizione familiare. Secondo i dati, nella fascia di età 30-34 anni, la scelta del lavoro agile è tre volte più alta tra le donne senza figli (12,6%) rispetto a quelle che sono madri (4,5%). Tuttavia, a partire dai 45 anni, la situazione cambia. Nella fascia 45-49 anni, infatti, le madri iniziano a utilizzare più frequentemente lo smart working rispetto alle donne senza figli, e questo trend si stabilizza intorno ai 50 anni, quando lo smart working tende a diminuire e stabilizzarsi per tutte le donne.

Questo studio ha anche messo in luce l’importanza della flessibilità lavorativa, evidenziando come le donne che praticano lo smart working più di metà del loro orario lavorativo siano preoccupate riguardo alle opportunità di carriera, temendo di essere escluse dai processi decisionali o dalle opportunità di promozione a causa della distanza fisica dal luogo di lavoro. Questo fenomeno potrebbe essere legato al cosiddetto soffitto di cristallo, dove le donne sono spesso escluse dalle posizioni di alto livello, una situazione che potrebbe essere aggravata dalla maggiore frequenza di smart working tra le lavoratrici rispetto agli uomini, soprattutto nei ruoli meno dirigenziali.

Un altro aspetto importante che emerge dallo studio è la conciliazione tra vita lavorativa e familiare, dove Amgen Italia si distingue. L’azienda, che ha recentemente ottenuto la certificazione sulla Parità di genere, ha adottato un modello di lavoro agile che consente una flessibilità oraria dalle 7 alle 20, con l’obbligo di lavorare in ufficio solo due giorni al mese. Questo approccio ha generato un ampio consenso tra le dipendenti, con un tasso di promozioni uguale tra uomini e donne, e il 100% delle madri che torna al lavoro dopo la maternità.

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