Dal 2026 tetto al 5% per le commissioni sui buoni pasto. Stop costi extra per esercenti e nuove regole per emittenti.
La riformulazione di un emendamento all’interno del Ddl Concorrenza introduce un limite del 5% alle commissioni applicabili sui buoni pasto. Questo tetto, destinato a remunerare eventuali servizi aggiuntivi forniti dagli emittenti, rappresenta una rivoluzione per il settore. Tuttavia, è previsto un periodo transitorio: per i buoni emessi entro il 1° settembre 2024, continueranno a valere le condizioni precedenti. Sempre entro quella data, le società emittenti potranno recedere dai contratti senza penali. L’obiettivo è congelare il sistema attuale per agevolare una transizione graduale.
Ad oggi, le commissioni possono raggiungere il 20-25%, gravando sugli esercenti, come bar, ristoranti e supermercati, che poi trasferiscono tali costi sui consumatori finali. Con il nuovo emendamento si punta a ridurre questi extra costi, richiesti da anni dalle associazioni di categoria. Aldo Mario Cursano, vicepresidente di Fipe-Confcommercio, sottolinea come questa misura possa salvaguardare il mercato dei buoni pasto, rendendolo più equo e sostenibile grazie anche al progressivo passaggio al formato elettronico.
Cosa cambia per gli esercenti
Dal 1° gennaio 2026 entrerà pienamente in vigore il limite massimo del 5% per le commissioni. Tuttavia, per i nuovi esercizi convenzionati, la regola si applicherà già dal 1° settembre 2025. Per i buoni emessi prima di questa data, invece, resteranno valide le vecchie condizioni fino a esaurimento. Ciò consente una transizione ordinata tra i due sistemi, garantendo stabilità agli esercenti.
Implicazioni per le società emittenti
Le aziende che emettono i ticket potranno negoziare nuovi accordi con i datori di lavoro o recedere dai contratti in essere. Il nuovo sistema limita le possibilità di offrire sconti consistenti ai clienti, ma conserva una marginalità grazie al divario tra aliquote IVA (4% in acquisto, 10% in vendita).
La crisi del sistema
Il caso Qui!Group del 2018 ha messo in luce le fragilità del settore. La bancarotta dell’azienda, con debiti per 600 milioni e 3.000 creditori, ha mostrato come commissioni elevate e lunghi tempi di incasso possano minare l’intero sistema. La nuova normativa mira a evitare simili scenari, garantendo maggiore sostenibilità ed equità.