Portovesme, linea zinco ferma: sindacati e governo a confronto

Stop alla linea zinco a Portovesme: sindacati e governo discutono crisi energetica e futuro dei lavoratori Glencore.

La linea zinco dello stabilimento di Portovesme, gestito da Portovesme Srl del gruppo Glencore, è ferma dal 23 dicembre, ma la mobilitazione non si arresta. Domani, alle 11, è atteso il ministro Adolfo Urso, accompagnato dalla ministra del Lavoro Elvira Calderone, dalla sottosegretaria Fausta Bergamotto e dalla presidente della Regione Alessandra Todde. Il gruppo incontrerà i sindacati per discutere della crisi.

Lo stop alla produzione della linea zinco è stato deciso unilateralmente da Portovesme Srl, in anticipo rispetto alla scadenza concordata del 31 dicembre. La chiusura riguarda l’impianto Sx, la sala elettrolisi e l’area fusione. Il Ministero delle Imprese e del Made in Italy (Mimit) ha definito questa scelta “inaccettabile” e contraria agli accordi del tavolo del 5 dicembre, che prevedevano di attendere le valutazioni tecniche ministeriali e l’eventuale interesse di nuovi acquirenti.

Gli alti costi energetici rappresentano il cuore del problema. Secondo la Camera del Lavoro della Sardegna sud-occidentale, produrre una tonnellata di zinco in Italia costa oltre 400 euro solo in energia, mentre in Spagna il costo è di 100 euro e in Germania, grazie alle compensazioni statali, appena 65 euro. Questa disparità favorisce la delocalizzazione delle produzioni all’interno dell’Europa. Inoltre, Glencore riceve sostegni significativi in Germania, come i 360 milioni di euro erogati in 15 anni per progetti di produzione sostenibile nello stabilimento di Nordenham.

I sindacati, tra cui la Cisl regionale, chiedono misure urgenti per affrontare una crisi che coinvolge 1.200 lavoratori, ora in una condizione di grave incertezza. Il progetto per il riciclo del litio dalle batterie, previsto per il 2027, è troppo lontano per dare risposte immediate. L’arrivo del ministro Urso è un segnale positivo, ma sindacati e lavoratori insistono sulla necessità di interventi concreti per garantire un futuro al sito produttivo.

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