L’olio extravergine europeo cala di prezzo, mentre il made in Italy tocca cifre record. Servono innovazione e qualità.
Zefferino Monini, presidente e amministratore delegato dell’omonimo oleificio, aveva previsto un calo del 30-40% dei prezzi dell’olio extravergine d’oliva nei supermercati. Ma la situazione è più complessa di quanto sembri. Monini spiega che bisogna distinguere tra olio prodotto in Italia e quello proveniente dal resto d’Europa.
Nel mercato europeo, grazie a buoni raccolti in Spagna e Portogallo, i prezzi stanno scendendo. Infatti, l’85% delle bottiglie vendute al supermercato contiene miscele di oli comunitari, e l’abbondanza di prodotto ha portato i prezzi al di sotto dei 10 euro registrati l’anno scorso. Diverso è il caso dell’olio italiano, per il quale si prevede una stagione difficile: “Potrebbe essere la peggiore campagna dal 1940 a oggi,” afferma Monini. I prezzi dell’olio made in Italy stanno salendo, con alcune varietà, come quella umbra, che superano gli 11 euro al chilo.
Per i consumatori, ciò significa un mercato dell’olio a due velocità: olio extravergine europeo a prezzi più contenuti e olio italiano più costoso. Tuttavia, Monini sottolinea che i prezzi dell’olio nazionale non dovrebbero essere così elevati: in pianura, con raccolta meccanica, il costo di produzione non dovrebbe superare i 5-6 euro al chilo. In collina, dove si usa la raccolta manuale, è giustificabile un prezzo che raggiunga i 10 euro.
Negli ultimi anni i prezzi a monte della filiera erano più bassi, con una media di 3-5 euro al chilo. Ma nel 2023, con la scarsità di prodotto, i prezzi sono saliti fino a 10 euro, un livello considerato insostenibile a lungo termine.
Monini, la cui azienda fattura 193 milioni di euro e produce 30 milioni di litri di olio all’anno, ha investito in modernizzazione. Con 700mila nuovi ulivi piantati tra Umbria e Toscana, punta al milione di alberi entro il 2030, adottando pratiche biologiche e tecniche di irrigazione di precisione.
Monini osserva che, mentre in Italia l’olivicoltura è ancora inefficiente, paesi come Spagna e Portogallo hanno investito in meccanizzazione, raggiungendo costi produttivi molto bassi, come 2,5 euro al chilo. L’obiettivo, secondo Monini, è rendere l’olio extravergine accessibile a tutti, mantenendo allo stesso tempo un segmento di alta qualità, con oli dal rendimento inferiore e di valore superiore, giustamente più costosi.